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Visualizzazione dei post da luglio, 2011

IL TARALLO SUGNA E PEPE

Nel 1883 Matilde Serao pubblica un libro-inchiesta, IL VENTRE DI NAPOLI, in cui analizza e mette in evidenza la difficile situazione sociale della città che, se da un lato sfoggia una ricca nobiltà atta a simulare la sfarzosa vita dei borboni, dall'altra tenta di nascondere una più ampia realtà fatta di estrema miseria, il cui principale scopo quotidiano è la sopravvivenza. Essa è la realtà dei fondaci (caseggiati sovrappopolati con servizi igienici comuni), dove il degrado e la morte sono di casa. Nel libro quasi protagonista assoluto diventa il tarallo sugna e pepe che la scrittrice definisce alimento salvavita. Infatti in quel periodo i fornai, consapevoli dell'importanza di non buttare nulla, hanno l'idea di riutilizzare gli avanzi della pasta del pane, arricchendola con pepe e sugna e trasformandola in biscotto a forma di ciambella. Con il tarallo nasce la figura del tarallaro che munito di cesto e coperta (per tenere in caldo i taralli), attraversa le

ZUCCHINE A SCAPECE

Scapece è un nome alquanto buffo, per questo spesso è stato usato come cognome di molti personaggi della letteratura teatrale partenopea. In realtà esso è un gustoso modo di marinare nell'aceto le verdure fritte. La storia riconduce l'origine etimologica di questo nome al più famoso "chef" dell'antichità.: Marco Gavio Apicio, il quale scrisse il primo grande manuale di cucina, " De re coquinaria". Questo ricettario però non ci è mai pervenuto, quello che possediamo oggi è una raccolta di sue ricette, trascritte circa 300 anni dopo da un altro cuoco romano. Grazie a questo documento si è scoperto che Apicio è stato il primo ad unire nei suoi piatti, il dolce ed il salato ed ha creato diversi condimenti ancora oggi in uso nella nostra cucina. Uno di questi è sicuramente la " Scapece" (da ex Apicio) che nella cucina partenopea, unita alle zucchine è diventato un piatto principe dell'estate ed un must della cucina napoletana, i cosidde

semifreddo nutella

250 gr mascarpone, 300 gr circa di nutella, 200ml panna da montare, 1 pacco di pavesini al caffè, latte scremato, granella di nocciole. mescolare insieme nutella e mascarpone, a parte montare la panna, bagnare i pavesini uno alla volta nel latte, sistemarli su di un vassoio, formare un primo strato di biscotti, ricoprire con crema alla nutella e poi panna, ancora biscotti, poi crema e poi panna, continuare fino ad esaurimento degli ingredienti e terminare con crema e panna, distribuire della granella di nocciole sulla superficie e decorare il contorno con pavesini bagnati, porre in frigo almeno due ore prima di servire.

TORTA DI ROSE

225 gr farina, 25 ml olio evo, 125 ml latte scremato, 2 cucchiaini zucchero, 1 tuorlo, un pizzico sale, mezzo lievito, FARCITURA: 100 GR BURRO, 100 GR ZUCCHERO. Mettere la farina sulla spianatoia a fantana, mettere al centro tutti gli ingredienti e formare un impasto morbido e liscio, stenderlo in una sfoglia sottile, mescolare insieme burro e zucchero, spalmare la sfoglia con la crema di burro e arrotolare la sfoglia su se stessa formando un cilindro, tagliare dei pezzi da 4 cm circa, stringerli leggermante sotto e adagiarli su una teglia da forno un pò distanziati, porre a lievitare fino al raddoppio e cuocere a 220° per circa 15 minuti.

MOZZARELLA DI BUFALA DOP

La storia del presepe napoletano ha inizio nell'anno 1000, ma la sua massima espressione iconografica si ha nel 1700, quando entra nelle case di nobili e borghesi e si arricchisce di scenari laici come le botteghe. Da allora il presepe classico richiama sempre usi e costumi del popolo napoletano, così da un'attenta osservazione delle statuine, tra le botteghe c'è sempre il venditore dei formaggi e tra i formaggi c'è sempre la provola e mai la mozzarella. Da questa osservazione è scaturita la mia ricerca sul perchè di questa assenza, visto che la mozzarella  è un'istituzione a napoli. Ebbene la deduzione storica che ne ho tratta è che la mozzarella come prodotto latticino fresco, nasce come sottoprodotto della provatura o provola, poco apprezzata e consumata in quanto facilmente deteriorabile e quindi sottoposta ad affumicatura che la trasformava in provola, con tempi di conservazione più lunghi. Questo prodotto caseario nasce grazie all'insediamen