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IL TARALLO SUGNA E PEPE



Nel 1883 Matilde Serao pubblica un libro-inchiesta, IL VENTRE DI NAPOLI, in cui analizza e mette in evidenza la difficile situazione sociale della città che, se da un lato sfoggia una ricca nobiltà atta a simulare la sfarzosa vita dei borboni, dall'altra tenta di nascondere una più ampia realtà fatta di estrema miseria, il cui principale scopo quotidiano è la sopravvivenza.
Essa è la realtà dei fondaci (caseggiati sovrappopolati con servizi igienici comuni), dove il degrado e la morte sono di casa.
Nel libro quasi protagonista assoluto diventa il tarallo sugna e pepe che la scrittrice definisce alimento salvavita.
Infatti in quel periodo i fornai, consapevoli dell'importanza di non buttare nulla, hanno l'idea di riutilizzare gli avanzi della pasta del pane, arricchendola con pepe e sugna e trasformandola in biscotto a forma di ciambella. Con il tarallo nasce la figura del tarallaro che munito di cesto e coperta (per tenere in caldo i taralli), attraversa le strade dei quartieri per vendere il suo prodotto sfornato quotidianamente.
Successivamente all'impasto si aggiungono le mandorle e da cibo salvavita, il tarallo diventa il compagno ideale del vino consumato nelle osterie, probabilmente da ciò nasce l'espressione " finire a tarallucci e vino", per intendere una situazione conclusasi con un lieto fine.
Con il passare del tempo il tarallo subisce un'ulteriore evoluzione sociale e diventa un bene voluttuario, uno sfizio da condividere passeggiando in assoluto relax sul lungomare napoletano, dove si installano numerosi chioschetti atti alla vendita dei taralli.
Così diventa un rito la passeggiata a Mergellina per sgranocchiare i taralli di fronte al maestoso panorama del vesuvio.
Il salto di qualità definitivo si ha quando il tarallo espatria in tutto il mondo e diventa prodotto tipico italiano.
Oggi si confeziona anche in ciambelline più piccole e non manca mai negli aperitivi e cocktail, anche se il modo migliore per gustarlo resta sempre accompagnato dalla birra fredda e una buona dose di chiacchiere assolutamente in piacevole compagnia.

INGREDIENTI:
500 gr farina,
200 gr sugna (strutto) o olio evo.
250 gr mandorle con la buccia tritate grossolanamente o intere secondo i gusti.
1/2 lievito di birra,
pepe 2 cucchiani,
sale circa due cucchiaini
acqua tiepida q.b.

In una terrina unire 100 gr di farina con 80 ml di acqua e il lievito, impastare velocemente e lasciare lievitare fino al raddoppio, circa un'ora.
Successivamente disporre la restante farina sulla spianatoia e unire al centro il pepe, il sale, l'olio,il lievitino, le mandorle, e ancora un pò d'acqua se necessario, amalgamare bene e formare un impasto morbido e compatto.
Infine  prendere dei piccoli pezzi da circa 30 gr  e formare due bastoncini, intrecciarli e poi unirli a formare una ciambella.
Porre i taralli su una teglia lievemente unta, lasciarli lievitare ancora mezzora e poi infornare a 180° fino a doratura.
Servire con birra fredda.

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