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Visualizzazione dei post da marzo, 2011

ZUPPA DI PESCE

Fin dai tempi dei Romani, la pesca nel golfo di Napoli è stata molto praticata, tanto che oltre ad essere un'importante risorsa economica, è diventata una grande risorsa per la nostra tavola, infatti la cucina partenopea è ricca di piatti di mare. La zuppa di pesce è uno di essi ed ha origine tra le consuetudini dei pescatori, i quali, al rientro dalla pesca portavano a casa i cosiddetti scarti (pescetti piccoli e non di pregio, tali da non poter essere venduti) e ne facevano una zuppa da consumare con il pane secco. A Napoli i pesci da zuppa si chiamano in dialetto ''mazzamma'' appunto ad indicare pesce non di valore, inteso come valore economico, non sicuramente nutritivo. Non a caso questo termine si usa anche per indicare persone di infimo ordine. Nelle zone limitrofe alla Reggia di Portici (palazzo reale dei Borboni, sede delle loro vacanze), ridente città in provincia di Napoli, c'è un piccolo porto, il Granatello, fatto costruire nel 1774 proprio dai reg

IL GATTO' SUL PIATTO CHE SCOTTA

 - Ed ecco a voi l'apoteosi delle patate; l'incontro goloso di più sapori salati. Abbracciati e coccolati da una soffice purea di patate teneramente nutrita di latte. Metti una cena con il gattò di patate e la tavola si anima di gusto ed allegria, di una sana competizione a chi riesce per primo ad assaporare la bontà rovente del suo piatto senza ustionarsi le papille gustative. Questo è ciò che accadeva quando mia nonna veniva a trascorrere qualche giorno a casa nostra e puntualmente era obbligata a preparare il gattò di patate. Lei lo serviva appena sfornato e diceva che bisognava attendere dinanzi al piatto che si freddasse e nell'attesa il profumo doveva inebriarci. In realtà il profumo è inebriante già durante la cottura quando per tutta la casa c'è aroma di gattò. Per questa bontà dobbiamo rendere omaggio ai Francesi che nel 1768 in occasione delle nozze reali a Napoli chiesero ai cuochi di corte di preparare qualcosa di speciale e i monzù (così chiamavano

BRIOCHE CON MELE UVETTA E CIOCCOLATO

550 GR FARINA, 250 ml latte (io uso quello scremato), 50 ml olio evo, 1 cucchiaio di zucchero, 1 cucchiaino di sale, 1 lievito di birra, 1 uovo intero, 1 tuorlo per spennellare la superficie. FARCIA: mele a dadini,uvetta ammollata in acqua calda o nel rum,gocce di cioccolato. porre sulla spianatoia la farina,fare la fontana al centro,inserire l'uovo,l'olio,lo zucchero,il sale,il lievito e versare il latte caldo lentamente finchè si assorbono tutti gli ingredienti,formare un impasto liscio e morbido,coprirlo e farlo lievitare fino al raddoppio(circa un'ora).Successivamente stendere l'impasto in una sfoglia vome la pizza,distribuirvi sopra le mele il cioccolato e l'uvetta,spolverizzare con zucchero normale e arrotolare formando un serpentone.Sistemarlo in una teglia a ciambella oleata,lasciarlo lievitare ancora mezzora,lucidare la superficie con il tuorlo,cuocere in forno caldo a 200° per circa 20 minuti.

Mezze maniche primavera

preparate un'insalatina mista,unitevi dei pomodorini datterini,dell'emmental a scaglie,a parte lessate delle mezze maniche,bloccate la cottura sotto l'acqua fredda,versate nell'insalata,salate,aggiungete olio,mescolate e servite.Semplicemente semplice.
Il sartù di riso è uno dei piatti principe della cucina partenopea,oserei definirlo un'armonizzazione di ingredienti e sapori perfettamente in sintonia tra loro.Eppure il riso quando giunse a napoli nel 1300 con gli Aragonesi,non ebbe un grande successo,entrò nella mensa dei napoletani come pietanza medicamentosa e quindi non riuscì a conquistare i loro palati,così come aveva fatto la pasta. Giunto al nord invece ,non solo fu molto apprezzato ma addirittura si stabilì definitivamente tanto che Lombardia,Veneto e Piemonte divennero grandi produttrici di questo nobile cereale. Però come direbbe il buon venditti ,gli amori non finiscono mai,fanno giri immensi per poi tornare e,fu così per il riso che tornò sulle tavole dei napoletani nel 1700 grazie ai cuochi francesi che lo introdussero nei menù non solo dei nobili francesi ma anche dei nobili napoletani. Questi ultimi pur volendo emulare i nobili francesi,continuavano a lamentarsi della semplicità del riso,adatto a loro dire

MELE ANNURCHE AL FORNO

Secondo un'importante ricerca condotta da scienziati cinesi, consumare mele quotidianamente può essere un valido aiuto per combattere i radicali liberi, responsabili del nostro invecchiamento.Questo potrebbe essere vero se penso che mia nonna non ha mai fatto mancare nella sua dieta quotidiana la mela rigirosamente annurca campana ed è vissuta fino 98 anni,vive da sola,in assoluta autonomia.Io ricordo molto bene quando nei pomeriggi invernali molto freddi ci allietava con un gustoso dessert fatto semplicemente di mele cotte al forno,oppure preparava un delicato decotto molto profumato con mele bollite in acqua e zucchero.Come spesso accade quella saggezza spicciola ed elementare delle persone semplici come le nonne,racchiude una verità scientifica studiata e dimostrata.Infatti la mela annurca nel 2006 ha ricevuto l'IGP ed è stata definita la regina delle mele,ne sono state certificate diverse proprietà salutari come l'alta capacità nutritiva;essendo ricca di vitami

PANE INSALATA E FANTASIA

Prendete delle fette di pane avanzato,sistematele su di un piatto e bagnatele con qualche cucchiaio di salsa di pomodoro cotta,a parte preparate un'insalatina mista a cui unite dei dadini di formaggio e un pò di tonno,condite con olio evo e sale,farcite il pane e buon appetito.

TROFIE CON SALSA DI PEPERONI

Ricettina semplice veloce e gustosa, prendete 4 bei peperoni e scottateli su una piastra ,privateli della buccia e dei semi,vi servono 500 gr di peperoni già arrostiti e puliti,passateli nel mixer con un pò di sale.Mettete la purea ottenuta in una padella con un filo d'olio e aglio,scaldatela qualche minuto,condite circa 500 gr di trofie fresche,rifinite con prezzemolo tritato,un filo d'olio se preferite e una spruzzata di parmigiano.

FRITTATA DI SCAMMARO

Vi siete abbuffati! ora pentitevi,era l'espressione tipica del parroco della chiesa che frequentavo da piccola, altro non era che un monito per indicare l'inizio della quaresima,quando il mercoledì successivo al carnevale ci si recava in chiesa per la celebrazione delle sacre ceneri. In realtà voleva indicare l'inizio di una penitenza purificativa del corpo e dell'anima,per l'anima non sono all'altezza di dare indicazioni,per il corpo nemmeno,ma come in tutte le tradizioni che si rispettano la cucina partenopea annovera nei suoi ricettari alcune ricette tipiche del periodo quaresimale.Infatti la storia narra che addirittura nei primi dell'800,il duca ippolito cavalcanti,cuoco che ha delineato le basi della cucina partenopea,"l'artusi napoletano",fu interpellato da alcuni esponenti del clero affinchè creasse delle ricette adatte al periodo quaresimale. Quella  che più si è diffusa,forse perchè veloce e fatta con igredienti semplici è la