Questo è ciò che accadeva quando mia nonna veniva a trascorrere qualche giorno a casa nostra e puntualmente era obbligata a preparare il gattò di patate.
Lei lo serviva appena sfornato e diceva che bisognava attendere dinanzi al piatto che si freddasse e nell'attesa il profumo doveva inebriarci. In realtà il profumo è inebriante già durante la cottura quando per tutta la casa c'è aroma di gattò.
Per questa bontà dobbiamo rendere omaggio ai Francesi che nel 1768 in occasione delle nozze reali a Napoli chiesero ai cuochi di corte di preparare qualcosa di speciale e i monzù (così chiamavano i cuochi i napoletani) partendo da ingredienti che offriva la dispensa napoletana, ad eccezione del burro che è nordico, crearono questo piatto che chiamarono gateau. Ebbe un tale successo che subito raggiunse le tavole del popolo, anche perché si prestava come sformato in cui inglobare tutti gli avanzi di salumi e formaggi.
Oggi vanta un posto d'onore nella cucina partenopea e si prepara anche per le feste come aperitivo in dosi monoporzioni; giorni fa ho visto anche una pizza in una friggitoria napoletana farcita con il gattò. (che fantasia...).
ingredienti per 6/7 persone, dipende dalla grandezza delle porzioni:
1,500 kg di patate a pasta gialla
80 gr burro per il composto ed altro per ungere e per la superficie
4 uova
un abbondante bicchiere di latte
100 gr salame a dadini
100gr mortadella a dadini
100gr parmigiano gratt.
50 gr romano gratt.
300 gr provola o fiordi latte
sale pepe
pangrattato
(naturalmente ogni formaggio o salume può andar bene nell'idea di piatto svuota frigo)
Lessare le patate con la buccia, sbucciarle ancora calde e schiacciarle con lo schiaccia patate, unire il burro e il latte, via via tutti gli altri ingredienti. Ungere una teglia con burro e cospargere di pangrattato, versare il composto. Livellarlo con un cucchiaio bagnato, spolverizzare con pangrattato e distribuirvi sopra fiocchetti di burro, mettere in forno caldo a 180° circa per 30-40 minuti deve formare una crosticina dorata, servire caldo ma non rovente come faceva mia nonna.
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