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Visualizzazione dei post da giugno, 2011

CROSTATA DI TAGLIOLINI

La cucina napoletana affonda le sue radici nel periodo greco-romano, infatti a testimonianza di ciò ci sono numerosi reperti archeologici, come affreschi e testi, dai quali si evince che molti gusti dell'epoca si ritrovano in tanti piatti della cucina tradizionale, anche se un definitivo consolidamento di ricette e piatti tipici, si ha nel 1800 quando i Borboni regnanti a Napoli accostano la cucina francese a quella napoletana, creando capolavori di gusto e sapore che sono ormai alla base della cucina partenopea. E' proprio in quel periodo che viene pubblicato il più importante trattato della storia della cucina napoletana, ad opera di Ippolito Cavalcanti: "CUCINA TEORICO PRATICA", con l'appendice "CUSINA CASARINOLA CO LA LENGUA NAPOLITANA", in cui presenta ricette provenienti da vari ceti sociali. Da questo testo e da una lunga ed accurata ricerca storico-culturale, la scrittrice Jeanne Caròla Francesconi ne ha tratto tante ricette autentiche (da le

ZEPPOLE PASTACRISCIUTA

 - La zeppola pastacrisciuta è la progenitrice delle zeppole o graffe dolci, nasce come boccone di pasta lievitata, fritta e salata all'esterno, in genere si accompagnano sempre ai crocchè di patate. Infatti, a Napoli, è un'espressione quasi obbligata dire "zeppole e panzarotti". Spesso l'odore di fritto inonda le strade di Napoli perchè ci sono ancora tanti ambulanti muniti di Apecar equipaggiati di pentoloni che friggono e vendono le zeppole rigorosamente nei sacchetti di carta. Per un consistente numero di zeppole: 500 gr di farina, mezzo cubetto lievito, sale, pepe circa 400 gr acqua (in genere si va ad occhio fino ad ottenere un impasto morbido da prendere a cucchiaiate). Versare la farina in una larga terrina, fare un foro al centro, unire sale e pepe, sciogliere il lievito in poca acqua ed aggiungerlo, versare la restante acqua lentamente e amalgamare il tutto fino ad ottenere un impasto morbido. Porre a lievitare fino al raddoppio, poi prendere

PIZZA DI SCAROLE

  - La pizza di scarole è un meraviglioso incontro di profumi coccolati e protetti da una morbida pasta di pane. Nasce come spuntino da consumare a pranzo il 24 ed il 31 dicembre, per preparare l'appetito alla pantagruelica cena della vigilia di Natale e cenone di fine anno. Almeno era così un tempo, oggi la pizza di scarole è consumata tutto l'anno e può essere un'ottima cena accompagnata da prosciutto o mozzarella, ma anche da sola è un ottimo pasto o spuntino. Ne esiste anche una versione fritta a forma di pizze chiuse a portafoglio e fritte appunto. La scarola è più nota come indivia e ne esiste una liscia che è quella che adoperiamo per la pizza ed una riccia che si consuma maggiormente cruda condita con sottaceti e pomodorini. Per una pizza di circa 30 cm, occorrono 1 chilo di scarole, 150/200 gr di olive nere di Gaeta denocciolate (con il nocciolo presumo pesino di più), una manciata di capperi, una manciata di uvetta e una manciata di pinoli, io

SEMIFREDDO ALLO YOGURT

200 ml panna da montare, 2 peschenoce frullate con un cucchiaiodi zucchero al velo e qualche goccia di limoncello, 2 peschenoce tagliate a fettine e messe a macerare nel limoncello e zucchero,  BASE: 100 gr farina, 100 gr zucchero, 1 uovo, 30 gr olio di mais, qualche goccia aroma limone, 1 cucchiaino raso di lievito per dolci. Unire lo zucchero all'uovo con le fruste elettriche,aggiungere l'olio e l'aroma, dopo la farina ed il lievito setacciato, ungere una teglia di 24 cm ,versare il composto e mettere in forno caldo a 180° per circa 15/20 minuti. Sfornare e lasciare raffreddare,intanto frullare le pesche con lo zucchero e il limoncello e unirle lentamente alla panna già montata, sistemare la panna in una teglia rivestita di carta pellicola, sovrapporre la base e schiacciare leggermente affinchè la panna si livelli, lasciare qualche minuto in frigo, poi capovolgere la teglia e togliere la torta con tutta la carta, eliminarla con delicatezza e adagiare s

MEZZE PENNE IN INSALATA

Lessare la pasta tipo mezze penne,scolarle al dente, freddarle con acqua fredda e porle in un' insalatiera, condire con pomodori datterini, funghi sott'olio, basilico, gherigli di noci, olio evo, sale.

ALBICOCCHE

Nel 79 d.c. il Vesuvio, diede vita ad una terrificante eruzione che seminò morte e distruzione ovunque. Le città simbolo di quel catastrofico evento furono Pompei ed Ercolano, dove oggi è possibile visitare due tra i più importanti siti archeologici mondiali. Ma se da un lato la natura aveva distrutto e seminato morte, dall'altro aveva reso un importante servigio all'umanità. Infatti da quella coltre lavica era nato un terreno ricco di minerali e quindi utile per la coltivazione di molti frutti ed ortaggi. Difatti il territorio vesuviano che si estende lungo tutte le pendici del vulcano, fino al mare è ricco di varie coltivazioni, tra cui spiccano il pomodorino del piennolo e l'albicocca vesuviana, entrambi fregiati dei marchi DOP per l'uno e IGP per l'altra. L'albicocca vesuviana si distingue in diversi biotipi che nascono però tutti nella stessa zona, dove il terreno è particolarmente ricco di potassio. I più noti sono la palummella, vi

PIZZA DI PANE

Quante volte ci siamo sentiti dire che il pane non si butta, che i bambini del terzo mondo farebbero follie per una fetta di pane, eppure nella nostra società in cui il benessere padroneggia, queste parole suonano come echi tra i monti. Allora anzichè recitare la vecchia litania sullo spreco del pane, insegniamo ad apprezzare il pane riciclato. Mia nonna aveva la consuetudine di raccogliere il pane di tutta la settimana e poi il venerdì o il sabato preparava la pizza di pane, molto apprezzata da noi nipoti. Per realizzare questa pizza dobbiamo innanzitutto affettare tutto il pane ed eliminare le parti della crosta(con le quali possiamo fare del pangrattato), poi mettiamo un pò di latte in una terrina e vi bagniamo velocemente le fette di pane e le adagiamo in una teglia da forno antiaderente. La teglia deve essere abbastanza grande da contenere tutte le fette posizionate l'una accanto all'altra.Sulle fette disponiamo del formaggio a piacere, mozzarella, provola

LA FRESELLA

Le freselle sono delle semplici fette di pane cotte due volte, ovvero biscottate. L'origine delle freselle sembra risalire al 1300, quando si ebbe l'idea di biscottare il pane per conservarlo a lungo. Infatti era ottimo per i marinai che all'occorrenza lo bagnavano con l'acqua di mare, ma era anche un buon arricchimento delle zuppe e legumi. Dunque le freselle sono grandi amiche di acqua e brodi vari. Un  perfetto connubio a Napoli è la fresella con l'acqua di cottura dei fagioli oppure con le cozze. L'apoteosi però della fresella si ha con la caponata. In Campania la caponata ha diverse varianti secondo le zone dove la si mangia, ma il comune denominatore di tutte, è il pomodoro da insalata. In realtà la caponata nasce con la fresella bagnata in acqua fredda e condita con pomodori a fette,sale,olio ed origano. Successivamente è stata arricchita con acciughe, olive verdi, cipolla a fette, tonno e melanzane sott'olio, naturalmente variando la far